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Catene di fornitura: È tempo di ripensarle?

Disclaimer: Questo NON è un articolo antiglobalista. Chi scrive è un globalista convinto.

Questa pandemia rappresenta un campanello d’allarme per imprenditori e manager. Deve -almeno- spingerci a prendere in considerazione scelte e azioni che miglioreranno la nostra capacità di resistenza agli shock futuri.

Il contagio Covid19 ha avuto un impatto molto significativo sui produttori cinesi e, a causa del ruolo centrale svolto da moltissime di queste realtà in ogni catena di approvvigionamento, si sono sofferti scossoni in tutto il mondo. 

La crisi è particolarmente acuta nell’industria elettronica e automobilistica, ma sta interessando anche prodotti farmaceutici, materie prime e metalli ed una gamma estesa di prodotti di consumo e industriali, tra cui… camici chirurgici e mascherine.

Come si è sviluppata una così complessa interdipendenza nelle nostre catene di approvvigionamento – e cosa dovremmo fare una volta superato questa situazione contingente?

Negli ultimi tre decenni, le catene di approvvigionamento sono diventate sempre più globali. 
Questa evoluzione è stata guidata dal vertiginoso aumento del numero di beni e servizi negoziabili. La “commerciabilità” è sostanzialmente determinata dalla misura in cui le merci possono essere prodotte in remoto rispetto al mercato in cui sono destinate al consumo. 

Cosa influenza la commerciabilità? I costi di trasporto e la deperibilità del prodotto. Per merci con un valore elevato rispetto alle loro dimensioni ed ai costi di spedizione, molto spesso ha senso ed produrre in una regione a basso costo e poi spedire ai luoghi di consumo. 
Un costante calo di questi costi (unito ad una non trascurabile maggiore efficienza nel trasporto internazionale) ha incoraggiato molte Aziende a passare a un modello di approvvigionamento globale. I vantaggi derivanti da costi inferiori per manodopera, materiali, terreni e costi burocratici talvolta sono irrinunciabili.

Un altro fattore che ha inciso nella crescita delle catene di approvvigionamento globali è l’uso sempre maggiore del subappalto

Il subappalto è sempre più diffuso per almeno 2 ragioni:
I processi di produzione richiedono sempre più specialisti
Il desiderio da parte dei produttori di avere una capacità più flessibile, che può essere attivata e disattivata a seconda della domanda. 

Il risultato è una suddivisione molto profonda delle catene di approvvigionamento. I fornitori attingono ai loro fornitori che a loro volta attingono alle loro reti di fornitori e reti di produzione. 

Non è raro avere molteplici “livelli” di fornitori; questo comporta che sia estremamente difficile per le Aziende avere visibilità su chi siano effettivamente tutti i propri fornitori. 

Questo è uno dei motivi per cui continuiamo ad avere sorprese quando si verifica una discontinuità grave come quella da Covid19.

La trasformazione delle catene di approvvigionamento in reti di produzione multilivello globali si è sviluppata in un ambiente “benigno”, con barriere commerciali in calo e una volontà implicita di accettare l’interdipendenza crescente ed i rischi associati. 

Che succede? Che negli ultimi dieci anni abbiamo inanellato un numero molto significativo di eventi devastanti. 

Ne abbiamo contati diversi: l’introduzione da parte della Cina di quote di esportazione su elementi di terre rare; il terremoto e lo tsunami giapponese; la guerra commerciale USA-Cina; e ora il contagio del coronavirus. 

Sia in seguito alle restrizioni cinesi che rispetto alla recente guerra commerciale, molte Aziende hanno affrontato i problemi delle loro supply chain in modo specifico e mirato, sperando di tornare allo status quo.
In moltissimi abbiamo pensato che sarebbe stato quasi impossibile sostituire i fornitori chiave in Cina.

L’interruzione scatenata dal nuovo coronavirus è diversa perché ha evidenziato il rischio paese in una scala senza precedenti. 

Nessuno avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe successo quando la seconda più grande economia del mondo fosse andata “off-line” chiudendo completamente le connessioni logistiche esterne. 

E a causa della stratificazione della catena di approvvigionamento descritta in precedenza e dei ritardi nella spedizione di container, molte aziende stanno affrontando solo ora la profondità delle loro interdipendenze.

Rivalutare il rischio nella catena di approvvigionamento

La situazione che possiamo fotografare in questo momento rivela che i rischi associati alla frammentazione della catena di approvvigionamento e alla globalizzazione sono stati valutati.
E ampiamente ignorati. 

Per molte Aziende, la combinazione di produzione snella e reti di approvvigionamento multilivello globali sta portando il livello di rischio oltre il tollerabile. 

Proviamo allora a identificare 3 azioni per controllare il rischio:

Considerare la regionalizzazione. La guerra commerciale USA-Cina ha già messo sotto i riflettori la necessità della regionalizzazione della produzione. Probabilmente vale la pena riconsiderare anche la localizzazione dei fornitori di base. 

Se questa crisi svela la vulnerabilità dell’approccio maturato fino ad ora, la reazione ci deve portare a valutare altri fattori oltre ai costi di trasporto e di manodopera, quando valutiamo un fornitore.

La prossimità, o comunque la dislocazione fuori da circuiti che per la loro ramificazione possono diventare molto vulnerabili rappresenterà un vantaggio competitivo. Riflettiamoci, anche in funzione del fatto che siamo parte -anche a monte- di una catena di approvvigionamento.

Sviluppare seconde fonti o nuove scorte di sicurezza. Sopratutto per quanto riguarda le scorte, si devono valutare molto attentamente i costi per aggiungere fonti di approvvigionamento alternative ed aumentare gli stock di magazzino.

Certo, il vantaggio a lungo termine sarà una maggiore resilienza della catena di approvvigionamento. 

La diversificazione è complessa perché comporta un cambiamento di paradigma. La scelta del fornitore è spesso guidata da economie di scala nella produzione, dalle sue capacità uniche o dall’ubicazione di risorse specifiche. 

A seconda delle circostanze, sarà importante rivalutare anche la quantità di scorte di sicurezza da custodire. Se non ci vuole troppo tempo per sviluppare un’alternativa al solito fornitore (pur se a costi più elevati), potremo contenere i valori dello stock; se siamo impegnati in un processo produttivo complesso che necessita di certificazione, i volumi di stock di sicurezza dovranno subire incrementi sostanziali. 

In alcuni casi, la concentrazione dei fornitori è stata il risultato di scelte focalizzate sul prezzo a scapito della diversità.

In questo caso l’unico modo per diversificare l’approvvigionamento passa attraverso impegni di acquisto. Impegni di acquisto a lungo termine daranno ai fornitori alternativi l’incentivo a investire e potrebbe aiutare a garantire prezzi più competitivi nel tempo.

Ripensare volumi e mix di prodotti. Come è ovvio, alcuni processi di produzione beneficiano di economia di scala. Per questo motivo molte aziende fanno affidamento su fabbriche focalizzate che producono varianti di modello su un’unica piattaforma e poi spediscono i prodotti (o semilavorati) tra i propri clienti. 

Questo approccio mirato alla produzione è stato a lungo popolare in molti settori perché massimizza l’efficienza.

Dovremo capire come gestire un mix più ampio di prodotti all’interno di singoli impianti. Solo in questo modo potremo ipotizzare una produzione più facilmente dislocabile, o almeno disporre di più opzioni quando si verificano interruzioni come quelle di questo periodo.


La vulnerabilità delle catene di approvvigionamento probabilmente continuerà per molti mesi e sarà aggravata dalla paura, dalla carenza di attori che hanno superato la prima fase della crisi e dalla difficoltà stessa di riavviare i fornitori di logistica e materie prime. 

Dobbiamo considerare i costi straordinari che stiamo affrontando e identificare le azioni che -adesso- miglioreranno la nostra capacità di resistere agli shock futuri.